giovedì 30 ottobre 2014

riflessione


Ieri sera ho visto un film in televisione.

Difficilmente guardo la TV, non c’è mai niente che mi interessi, sono forse diventato un po’ snob ?

Può essere, è che tutto quello che vedo mi annoia. E quindi faccio altro, tipo leggere, osservare le foglie sugli alberi ingiallire, giocare con Gaia, tagliarmi le unghie dei piedi.

Ma dicevo di ieri sera, scanalando qua e là, prima di abbandonare come sempre le sterili velleità di trovare qualcosa di decente, mi sono imbattuto in un film su raitre. Diaz.

Fin dai primi minuti, guardando le immagini che scorrevano sullo schermo, ho sentito il cuore che accelerava, una sensazione di disagio, di schifo, di incredulità crescente mi ha preso stomaco e occhi, appiccicandomi addosso una sensazione di malessere.

Non potevo credere a quello che vedevo.

Una violenza cattiva, inutile, senza giustificazioni. Uomini e donne trattati come sacchi della spazzatura da uomini che di umano non avevano più niente.

Maltrattamenti fisici, umiliazioni psicologiche, terrore negli occhi di ragazzi torturati in ogni modo da rappresentanti della legge, i tutori dell’ordine.

Ho cercato di pensare che alla fine era solo un film, volevo convincermi che fosse una di quelle esagerazioni all’americana. Mi aspettavo da un momento all’altro la comparsa di Chuck Norris o Steven Seagal, che con quattro calci rotanti ben assestati frantumavano le ossa ai cattivi per rendere giustizia ai buoni. Solo che i cattivi erano quelli che nella logica collettiva dovrebbero essere i buoni e non si trattava di un film americano.

Non posso credere che sia successo davvero. Che una cosa simile sia successa nel mio paese pochi anni fa.

Non posso credere che non siano stati puniti i colpevoli di un crimine come questo.

Non posso credere che le forze dell’ordine siano le bestie che ho visto in azione nel film.

Voglio avere fiducia nelle istituzioni, voglio essere certo che il giorno che un signore in divisa mi dovesse chiedere patente e libretto, non mi riempia di botte se per caso ho dimenticato di mettere il tagliando dell’assicurazione in bella mostra. Voglio che se mia figlia un giorno andrà in una manifestazione, come abbiamo fatto tutti da ragazzi, giusto per fare un po’ di casino ( senza spaccare, né devastare nulla ), non debba rischiare la vita a causa di polizia o carabinieri o forestali o vigili del fuoco.

No, da loro non lo posso accettare.

 Voglio vivere in un paese libero, dove esprimere le proprie opinioni sia ancora possibile. Dove si possa gridare, protestare senza per questo venir trattati come carne da macello.

Spero nel rispetto delle persone e delle idee. Sono antico, un sognatore ?
Forse, ma forse è proprio la mancanza idi sogni che ci fa comportare come bestie ( senza offesa per gli animali ).

giovedì 24 luglio 2014

Il lavoro nobilita l'uomo.


Buongiorno, mi chiamo Valdo, Marco Valdo. Ho quarantasei anni e lavoro, diciamo così, per una grande multinazionale.

In azienda, durante la mia lunga vita professionale, ho fatto un po’ di tutto, fino a ricoprire quei ruoli che annoverano la parolina magica Manager prima o dopo altre roboanti oscenità, ma sempre in rigoroso inglese. Che fa molto più professional. Ho lavorato il sabato e la domenica quando mi veniva chiesto. Ho saltato le meritate ferie, quando mi veniva chiesto. Non ho mai contato le ore di straordinario elargite durante questi anni, del resto ho partecipato a progetti che avevano troppi momenti nei quali la mia presenza era di estrema necessità per la loro buona riuscita per potermi tirare indietro.

Ero parte del sistema, e mi comportavo esattamente come uno dei tanti ingranaggi di una catena che, gioco forza, deve continuare a girare.

Poi un bel giorno, ma forse dovrei dire brutto, il progetto nel quale lavoravo si è interrotto repentinamente, così io e tanti altri come me ci siamo trovati dal lavorare a cottimo al freddo dell’aria condizionata dell’ufficio alle calde pantofole a casa: in cassa integrazione, prossimo alla mobilità. Tutto questo è avvenuto nell’arco di un battito di ciglia. Ma certo, lavoravo a progetto. Anzi no, a dire il vero il mio è un contratto a tempo indeterminato. E allora come mi è potuta succedere una cosa simile ?

Nel giro di pochi mesi sono passato dall’essere un vanto grazie alla mia conclamata “seniority”, all’essere un costo insopportabile. Le mie competenze ad un tratto non servivano più. O forse sì, ma sicuramente ad altre cifre. Sono diventato un peso.

In realtà che le cose stessero cambiando, in peggio ovviamente, l’ho intuito ( lo so non sono proprio un genio ) quando hanno iniziato a parlare di noi come di costi. Mah !

Nel lavoro, ho imparato, devi essere bravo, competente e disponibile, e costare come un bambino di quelli che cuciono i palloni da calcio in Bangladesh. Non è proprio facilissimo, in Italia, costare come un bimbo voglio dire, soprattutto quando hai più di vent’anni di lavoro sulle spalle e ti hanno sempre chiamato “professionista”.

Ma tant’è. Ora che sono in “cassa” avrò tanto tempo da dedicare alle mie cose, i miei cosiddetti hobby. Solo che quando sono in casa sono di intralcio al resto della famiglia, do fastidio alla moglie, che ha tante cosa da fare ( beata lei ! ), non parliamo dei figli, che prima erano abituati a vedermi pochi minuti al giorno e ora mi vedono ciondolare di qua e di là senza avere una sporca ultima meta da conquistare. Se esco per fare due passi mi viene spontaneo fermarmi a guardare i lavori nelle strade. Tenendo le mani incrociate dietro la schiena e borbottando parole incomprensibili, ma che lasciano trasparire il disappunto per come lavorano quegli uomini in divisa arancione e guanti sozzi. Ci manca solo che mi compri uno di quei cagnolini in formato nutria col quale passare lunghe ore a chiacchierare animatamente e sarò esattamente come non mi sarei mai sognato di diventare.

A volte vado a fare la spesa, in bici, mi soffermo a lungo per cercare l’insalata più verde, la frutta più succosa. Sto diventando una brava massaia.

È questo il mio futuro ? No, grazie.

Allora penso che forse dovrei rimettermi in gioco, del resto sono ancora giovane, mi mancano vent’anni alla pensione. Sono un ragazzino, lavorativamente parlando chiaro, che se penso ai dolori alla schiena meglio lasciar perdere.

Dicono che all’estero il lavoro c’è. E via verso la locomotiva d’Europa, la Germania, un paio d’anni nei pressi del mare del Nord, qualche rientro a casa nel week end a salutare la moglie e i figli, per far vedere che sono ancora vivo, e controllare che non abbiano cambiato la serratura della porta di casa. Scherzo, non lo farebbero mai, odiano il fabbro che lavora sotto casa. In breve tempo mi renderei conto che sto perdendo gli anni della loro crescita, quegli anni che faranno di loro gli uomini e le donne di domani. Ma d’altra parte sto acquisendo reumatismi da umidità e fegato ingrossato da wurstel e crauti. Uno scambio equo tra dare e avere.

Azzardo un accostamento temerario. Gli uomini delle caverne lasciavano moglie, ma forse dovrei dire compagna, visto che il sacramento del matrimonio ancora non esisteva, e figli per avventurarsi lontano, a caccia. Stavano via finché non avevano trovato quello che cercavano per dare sussistenza alla famiglia e poi tornavano.  Ecco, io oggi dovrei fare lo stesso. Andare a caccia. Evviva il progresso. L’evoluzione della specie. Ciao Darwin, come direbbe Bonolis.

Ma potrei anche non dover andare troppo lontano. Se mi offrissi per un contratto a progetto a che so, seicento euro al mese, sono quasi sicuro che un lavoretto lo troverei.

Sarebbe svilente ? beh, se l’alternativa è conversare con il cane topo con la pancia gonfia di birra…

Oppure potrei rimettermi a studiare, sono un po’ arrugginito ma non ancora del tutto rincoglionito. Rimane il fatto che poi qualcuno dovrebbe essere disposto a far lavorare un giovane vecchio come me.

E se mi mettessi in proprio ? ma certo, apro un bar…sì, con un piede di porco ! I soldi dove li trovo ? i finanziamenti li danno ai giovani, io sono giovane ma non così esasperatamente giovane.

Oh mamma quanti problemi. E io che pensavo che dopo una vita di lavoro mi sarei potuto godere una vecchiaia decorosa, ma neanche una mezza età dignitosa riesco a strappare, se vado avanti così.

 Sono Valdo, Marco Valdo, ho quarantasei anni, vivo in un mondo globalizzato che corre sempre più veloce, ho tante idee , sono disoccupato e non ho neanche la bicicletta, me l’hanno rubata davanti all’esselunga.

giovedì 12 giugno 2014

Dalla carta al File


Vi avevo già detto che mi sono comprato un lettore di e-book ? no ?
Ebbene è proprio quello che ho fatto qualche mese fa, me lo sono regalato per il compleanno.
Chi mi conosce sa bene che sono sempre stato molto ritroso circa il tenere tra le mani l'oggetto libro che non fosse la tanto amata carta. L'idea di abbandonare il caro e vecchio supporto cartaceo, con il suo odore, il suono delle pagine che scorrono sotto le dita lasciando srtotolare la storia di foglio in foglio non mi convinceva affatto.
Ma poi le cose cambiano, soprattutto quando il tuo collega compagno di scrivania non fa altro che tessere lodi sul suo e-book reader.
Quindi, in un pomeriggio di follia e grazie ad una super offerta, l'ho preso.
Ora, che sono passati alcuni mesi, posso finalmente fare una prima stima dell'acquisto.

Sono qui che penso agli aspetti negativi di questa "botta di vita" tecnologica e me ne viene in mente solo uno.
Ogni volta che entro in una libreria o passo, il sabato pomeriggio, davanti al reparto libri dell'Esselunga, mi sembra stranissimo non comprare niente. Mi lascia una sensazione di vuoto uscire da lì senza neanche un libro nel carrello. Non mi sembra giusto trattarli così, passo di fianco allo scaffale con lo sguardo basso, mi vergogno un po', li sento che mi chiamano. Sono come un bastardo che abbandona il suo cagnolino in autostrada. Per tanti anni li ho accarezzati, soppesati, sfogliati e poi caricati nel carrello traboccante di ogni ben diddio e ora li schivo. Non si fa così.

Ma a parte questo sentimento controverso devo ammettere che è stato un grande acquisto.
In pochi minuti sono venuto in possesso di qualche migliaio di libri, me li ha passati un amico di un amico di un cugino...insomma ne ho tanti.
I titoli sono per me per lo più sconosciuti ma credo sia anche questo una forma di "fortuna". Quante volte non ho comprato un libro perché non mi convinceva la copertina, o la quarta di copertina o non conoscevo l'autore e quindi non mi andava di spendere dei soldi un po' al buio. Cosa che, a dire il vero, ho fatto comunque parecchie volte. Adesso posso dedicare una fetta del mio tempo a leggere romanzi che mai avrei immaginato di leggere, e lo posso fare gratis. Vabbè, è come se avessi trovato nella cantina della nonna mille libri di carta, avrei avuto lo stesso tipo di occasione. Solo che non ho la nonna...
Poi c'è la comodità di un unico oggetto che mi consente di accedere a non so quanti libri. Non è affatto trascurabile, dal momento che di spazio in casa per i libri me ne era rimasto poco. E cosa vogliamo dire del dizionario incorporato ?
Cosa devo dire, pur amando i libri di un amore antico, sento di aver dato una svolta, forse definitiva,  al mio modo di leggere.

giovedì 24 aprile 2014

Buongiorrno



Un buongiorno a quelli che gridano : a morte gli evasori

Poi, davanti all’idraulico che dice : sono 100 euro, 120 con la fattura dicono : no no, niente fattura.

Un buongiorno a quelli che 80 euro al mese non sono niente

Poi, in spiaggia si mettono a contrattare col vù cumprà di turno per avere lo sconto di 1 euro sull’acquisto degli occhiali da sole.

Buongiorno ai figli di papà che molto spesso sono pure figl’e zoccola

Buongiorno alle mamme in SUV che ci mettono un’ora a parcheggiare in spazi grandi come campi da calcio,

ma se dopo 1 secondo che il semaforo è verde non sei partito ti strombazzano alle spalle coi loro clacson modello sirena di una nave.

Un buongiorno ai super manager, strapagati per prendere decisioni, che poi vi dicono : organizzatevi voi.

Un buongiorno a quelli che reclamizzano la tolleranza zero, verso gli altri però, perché quando beccano loro con le mani nella marmellata viene fuori che tutto è successo a loro insaputa.

Buongiorno alla legge, che non ammette ignoranza ma, ahimè, ammette un po’ tutto il resto.

Un buongiorno agli arroganti, ai furbi e ai prepotenti, perché arriveranno sempre primi. Non in Paradiso però. Anche se di questa cosa non ne sono proprio sicuro.

Buongiorno a chi fa dieci sbandierando che ha fatto cento, mentre tu sei sempre ed immancabilmente a novanta.

Buongiorno allo sport, che fa ancora sognare, finché non si parla di doping e partite truccate, che trasformano il sogno in un incubo.

Buongiorno agli incubi, perché prima o poi ci si sveglia, quasi sempre.

Buongiorno ai due Marò, che non lo so se sono stati loro a sparare o meno, ma tanto, dopo più di due anni  questo è un dato irrilevante, per tutti.

Buongiorno agli assassini di bambini e agli stupratori, che se oltre ad essere per loro un buongiorno fosse anche l’ultimo mi farebbe stare un pochettino meglio.

Buongiorno ai pensieri messi alla rinfusa, perché è così che nascono le idee, tanto poi arriverà qualcuno a mettere ordine e delle idee non rimarranno che macerie.

E infine un buongiorno a chi si impegna per fare andare bene le cose, nonostante tutto e tutti, perché sa che è così che deve essere, anche se a volte è dura.

venerdì 14 marzo 2014

Buio


La mia bimba ha paura del buio. Quando siamo seduti in cucina per cena, se le scappa la pipì, vuole che qualcuno la accompagni in bagno. Le abbiamo spiegato più volte che in casa non c’è nessuno, nessun mostro, nessun vampiro, nessuna bambola decapitata da bambini sadici. Niente. Eppure la paura rimane, e anche se accende tutte le luci della casa, facendo impennare vertiginosamente la velocità del contatore della luce, la paura le blocca le gambe e non c’è verso che riesca ad incamminarsi fuori dalla cucina. A quel punto, se non vogliamo che si faccia la pipì addosso, mia moglie o io ci alziamo e la accompagniamo. Mostrandole che non aveva alcun motivo di aver paura. Le parliamo con dolcezza, per farla sentire al sicuro.

Anche io ho paura del buio. Il buio che intendo io si chiama futuro, e non ho luci da accendere che mi facciano passare questa sensazione di incertezza e di timore. Non ci sono neanche la mamma o il papà che mi prendono per mano e mi portano verso una qualche forma di certezza. Verso un’isola di speranza nella quale spaparanzarmi sotto il sole, sdraiato su una spiaggia bianca come borotalco. Questo buio mi impedisce di scorgere i confini di un lavoro stabile e duraturo, di un futuro se non roseo almeno un po’ meno grigio per la mia famiglia. Non si può vivere con la paura che ti tiene compagnia. E’ una vicina scomoda, antipatica. E soprattutto indesiderata.

Ho paura del buio, come Gaia. Però quando ci teniamo per mano questa paura passa ad entrambi. Forse è questo il segreto, continuare a camminare insieme, tenendoci per mano. Verso il futuro, senza assilli, un passo alla volta, solo un passo alla volta.

PS Ma certo Simo, io le tengo la manina sinistra e tu quella destra. Dove vuoi che andiamo senza di te ?

mercoledì 15 gennaio 2014

vizi e virtù cu cu cu cu

Non è che non sappia cosa scrivere in questo periodo, cioè anche quello, il fatto è che non ho proprio voglia di farlo.
Mi sono reso conto che è una vita che non scrivo qualcosa di nuovo, come canta il Liga "ho perso le parole". Non sono neanche sicuro di avercele avute qua un attimo fa. A differenza di quello che diceva lui. Anche solo scrivere quattro righe mi costa fatica, sbaglio a pigiare sui tasti, dimentico le virgole, perdo la fine di una frase, smozzico le parole. Insomma, un disastro. Qualcuno obietterà che in fondo sono sempre stato così, un po' è vero. Ma le cose sono drammaticamente peggiorate in questi ultimi due anni.
Ho scoperto, qualche giorno fa, svegliato dall'esplosione della grossa bolla al naso che mi si era gonfiata davanti al viso dormendo davanti al PC, che soffro di uno dei 7 vizi capitali.
L'accidia.
Sticazzi.
 Non che con gli altri 6 non abbia niente a che fare, anzi, diciamo che cerco di mantenere un giusto equilibrio tra di loro, come una sorta di principio dei vasi comunicanti. Se aumenta il peso di uno, gioco forza deve diminuire quello di un altro.
Per esempio, non puoi avere la lussuria al top e l'ignavia pure. O l'uno o l'altro. O scopi come un riccio oppure fai zapping isterico davanti alla televisione, sdraiato sul divano in mutande e canottiera, triste come una puntata di "C'è posta per te", atrofizzato, con l'occhio spento e il volto di cemento.
Ma l'accidia è così. Una malinconica, svogliata sequenza di tanti nulla, un niente continuo e immutabile. Un bene fittizio e falso come una promessa elettorale.
Come stai ? Bene.
Cosa c'è ? Niente.
Eppure qualcosa c'è.
Che poi è il più bastardo dei vizi, perché nulla ti vieta di essere invidioso e goloso insieme. Oppure di essere superbo e lussurioso. Facile all'ira e avaro. Ma se sei accidioso non puoi essere nient'altro. Ti occupa ogni angolo, ogni anfratto di te stesso. Come acqua che riempie un ampolla.
Rimedi ?
Boh, se non fossi accidiato lo saprei, ma lo sono, quindi non ho la forza per cercare un rimedio. Potrei, nel frattempo, schiacciare un pisolino. Magari al mio risveglio mi sentirò meglio.
Eppure sono sicuro che se avessi vinto i 5 milioni della lotteria Italia adesso non sarei in queste condizioni. Che poi mi sarebbe bastato anche il secondo premio, ma pure il terzo non mi avrebbe fatto schifo, per poi finire con lo spulciare con ingordigia l'elenco dei premi di consolazione da 20 mila euro. Niente.
Neanche sentire certi discorsi in TV mi fa incazzare più, volete l'elenco delle 5 affermazioni dette da uomini politici che più mi facevano incazzare ? Eccole :
Tolleranza Zero.
La gente vuole che...
E' un nostro preciso impegno.
Linciaggio mediatico.
A mia insaputa.

Ecco. le ho dette, in effetti mentre le scrivevo mi si sono alzate le pulsazioni, vuoi dire che sto guarendo ? E poi guarda, in pochi minuti, così di getto, quante cosine ho scritto.
Inutili, ok, ma ho rotto il ghiaccio, mi si sono rotte le acque della creatività. Non esagerare. Hai ragione !
Quasi quasi invece di dormire cerco un posto dove passare le prossime vacanze con le ragazze. E magari stasera vado a correre, dopo mi prendo un doppio hamburger con patatine fritte e maionese e fetta di sacher torte e mi guardo un bel film porno.

Accidia bye bye...ben tornata vita.