venerdì 18 ottobre 2013

I miei Corti - Tristezza apparente

Ero in macchina, stavo tornando a casa da non so dove, lungo il naviglio. ho alzato lo sguardo verso uno dei tanti palazzoni che si affacciano sulla Ludovico il Moro. In un balcone, uno dei tanti, c'era una sedia di legno, bianca. Ho "visto" questo breve racconto. LaSimo ha pianto dal ridere mentre mi diceva che è una delle cose più tristi che abbia mai letto, lo spirito con il quale l'ho scritto è esattamente l'opposto. A volte l'interpretazione...
Eccolo, il titolo mi è uscito adesso.


Sul balcone c’è una sedia. È una sedia bianca e rosa.

È rivolta verso il muro di destra. Vuota. Il balcone è piccolo, angusto, vuoto, a parte la sedia. A destra e a sinistra due muri grigi e sporchi ne delimitano lo spazio, soffocandolo. Davanti, il parapetto di ferro smaltato, grigio anch’esso, è macchiato qua e là di ruggine. Il balcone si affaccia verso un cortile interno. Il cortile è un imbuto stretto, buio, nero. Su di un lato sono posizionati i bidoni della spazzatura, allineati come soldati. Una siepe spelacchiata dovrebbe nasconderne la presenza. Il cortile è chiuso su tre lati dal palazzo, nel quarto lato c’è un muro alto quattro metri, grigio. Come fosse solo appoggiata al muro, una piccola costruzione con una porticina aperta e due finestrelle risuona di un fischiettio allegro. Davanti alla casetta legna accatastata, seghe, martelli, lime, raspe. Alcuni oggetti di legno finemente lavorati. Da sopra il muro si intravvede la punta timida di un larice. Oltre l’idea dell’albero altri palazzi, alti, grigi e neri. Impongono la loro presenza silenziosa e tetra. Il cielo è un foglio bianco, fa caldo e non c’è un filo di vento.  Rumori indistinti escono dalle finestre aperte del palazzo. Sono grida, sono risate, sono pianti, sono poesie. 

 Sul balcone c’è una sedia, sulla sedia una bambina. La bambina ha cinque anni. Muove le sue piccole manine sul muro a pochi centimetri dal suo naso. Canticchia sottovoce una canzone. Un fischio improvviso la distoglie dalla sua occupazione. La bambina guarda verso il basso, da dove proviene il fischio. Un uomo sorridente le fa un cenno con la mano mandandole un bacio. Lei fa altrettanto. L’uomo è uscito dalla casetta di legno, è una piccola falegnameria. Poco dopo l’uomo è sul balcone,  in braccio tiene la bambina, guardano verso il muro del balcone. Poi si guardano tra loro, ridono soddisfatti.

“E’ pronto in tavola, venite dentro !”

 Sul balcone c’è una sedia bianca e rosa. La sedia è vuota. Davanti alla sedia il muro. Sul muro un disegno, fatto con i gessetti. Un sole giallo risplende su tre figure stilizzate. Le facce sono dei cerchi approssimativi, la mezzaluna in basso è un sorriso radioso, gli occhi dei bottoni blu, i capelli dei lunghi fili colorati. Gambe e braccia righe nette,  rosa. Intorno a loro fiori grandi come case, alberi di ogni forma e colore affollano lo spazio. Farfalle svolazzanti, nuvole azzurre sfilacciate, uccelli rossi e viola. Un laghetto nel quale nuotano dei pesci fucsia, un sentiero che si perde in lontananza.

L’uomo torna sul balcone, dà un’altra occhiata sorridente al muro poi afferra la sedia bianca e la tira verso di sé, le sue quattro ruote girano silenziose lasciandosi  trascinare dentro l’appartamento.
Sul balcone non c’è nessuna sedia bianca e rosa. Tre figure, due più grandi e una piccola, sono immerse in un paesaggio da fiaba; dove forme e colore sono fantastici compagni di viaggio. Dove la fantasia è la felicità di una vita libera e splendente. Le figure umane grandi sono in  piedi, braccia larghe e dita come rami, la figura più piccola è in mezzo a loro, sorridente, li tiene per mano. In piedi.