giovedì 17 maggio 2012

I miei corti - Rimmel

Rimmel.

Ricordo ancora bene la mia prima esperienza sessuale. Lei era bellissima, una modella, una modella del postal market. Avevo quell’età in cui le pulsioni sessuali sono così frequenti e squassanti che neanche il consumo forsennato di kinder briosch e chinotto riusciva a mitigare quella smania che mi prendeva fin quasi a tramortirmi. Era in quei momenti disperati che mi fiondavo, circospetto come un guerriero Apache in perlustrazione, verso il cestino dove mia madre teneva le sue riviste : Intimità, Centrini e centrini, Novella 2000. Un ultimo sguardo intorno, per sicurezza, e poi arraffavo, veloce come Orso Grigio, il catalogo della postal market. Beh sì, la modella in questione non era proprio di carne ed ossa, era più sul tipo:  di carta, ecco. Ma dicevo del catalogo, già, proprio lui, quello delle vendite per corrispondenza. Oggi non esiste più, morto e sepolto, come tante cose belle degli anni ’80 e ’90 : le canzoni dei Righeira, i mangiadischi o i gettoni del telefono, le mie spdraillas rosse.
 Ma tornando alle mie peripezie, non posso nascondere la difficoltà nel maneggiare tale rivista, ingombrante come il sussidiario delle elementari, non era affatto facile nascondersela addosso, arrotolata sotto la maglietta per esempio, sembrava avessi ingoiato un manganello della polizia.
 No, non si poteva tenere così, non sarebbe servito a niente sarebbe stata comunque troppo evidente.
 Ma il vero problema era che quello che interessava me, ovvero il reparto intimo femminile, aveva solo foto del pezzo in esame, dei primissimi piani, e io, beh, io sono sempre stato uno romantico, cioè avevo bisogno di vederle in faccia quelle splendide modelle, avevo bisogno di “vederle” nella loro interezza, un solo pezzetto non mi dava soddisfazione, o meglio, me la dava ma io volevo di più. E qui arrivavano i veri problemi.
 Dunque, mi servivano i volti , pagina 4, sezione dedicata ai cappelli, belle ragazze sempre sorridenti coi loro denti bianchissimi. Poi giù : il seno.
 Pagina 25, sezione reggiseni, mmmhh quante belle tette sode: allungate a pera, piccole ad albicocca, rilassate a coppa…del nonno, generose a panettone, le mie preferite, senza canditi ma con l’uvetta.
 Scendendo ancora, arrivavo alle mutandine, pagina 40. Quelle trasparenze che mi lasciavano senza fiato in evidente stato di affanno neanche avessi corso un’ora, quando si intravedeva quel meraviglioso alone scuro sotto il pizzo delicato. Poi c’era la foto del dietro, cioè la modella presa dal lato B e quello era un altro spettacolo. A mandolino greco, a porta bici, a cupola del Brunelleschi. Forme perfette, momenti perfetti, perché la perfezione esiste e dimora soave nelle curve delle donne.
 E poi mi fiondavo ancora giù, collant e autoreggenti, pagina 55. Gambe lunghe, tornite, avviluppate da calze di ogni foggia e colore. Me le immaginavo pronte ad avvolgermi come un caldo maglione di lana. Il collage era pronto per essere assemblato; il fatto è che dovevo tenere in mano sto libro, perché vi assicuro che era più ingombrante del mio libro di educazione tecnica, cercando di vedere contemporaneamente faccia tette patata sedere gambe, fotografate su pagine diverse, era davvero un’impresa da saltimbanco del circo Togni.
 Magari mi soffermavo su una bionda dalla bellezza algida, con un seno abbronzato color miele, il tutto poi alle volte non c’entrava molto con il colore di quanto trovavo più sotto, cioè intendo sotto lì insomma, chiaro il concetto no ?
 Mi creavo, con la mia spensierata ingenuità giovanile, delle incongrue Frankestein, col fine ultimo di dare un po’ di conforto alle mie tribolazioni ormonali. Più che altro era uno sforzo di fantasia nel quale l’abilità della componente manuale, e non mi riferisco alla mera auto soddisfazione in questo caso, ma parlo proprio di tenere tra le mani il volume aperto su più pagine contemporaneamente, giocava un ruolo fondamentale.
 Oltretutto non è che potessi chiudermi in bagno per ore, dovevo anche essere celere onde evitare le chiamate di mia madre, che mi avrebbero per lo meno spezzato la poesia e anche altro...
  “Hai finito? ma si può sapere cosa stai facendo lì dentro ?”.
 Potevo dirle che mi eccitavo sfogliando il suo postal market ? potevo ? no cazzo, non potevo. Già non ero un granché a scuola, non andavo all’oratorio come facevano invece la maggior parte dei figli delle sue amiche, fisicamente ero più sul genere simpatico che sul bello, cosa dovevo fare a quella povera donna ? volevate che la uccidessi confessando che ero anche uno schifoso perverso adoratore di donne fatte a pezzi?
 No di certo, era mia madre e le volevo bene, non volevo mica farla morire di crepacuore. E allora in fretta e furia immagazzinavo le ultime immagini delle mie creature puzzle, chiudevo quella mappa del piacere e sgattaiolavo fuori, agile come un guerriero Sioux dopo una perlustrazione, che per me i guerrieri indiani sono tutti uguali, tutti magnifici e immortali.
 Rimettevo a posto la rivista, mia croce e delizia e prendevo un bel respirone da monaco shaolin, poi magari andavo a giocare a Subbuteo in camera mia. Obnubilando i pensieri sconci di poco prima con derby titanici tra Milan e Inter.
Ecco, io ho iniziato così, e qualcosa di quei bei tempi mi è rimasto appiccicato addosso come carta moschicida, anche adesso che ho superato i quaranta da un pezzo.
 “Andrea sbrigati che è pronto a tavola, sei ancora in bagno ?”.
 Adesso devo proprio andare, mi sono perso un’altra volta nei ricordi, il tempo di togliermi di dosso mutande di pizzo e reggiseno, struccarmi di rossetto e rimmel e sono fuori. Se no chi la sente quella. Ma in fondo lo sapevo che le donne sono tutte uguali, prima a chiamarmi era mia madre, ora….beh, ora è mia moglie.

3 commenti:

  1. mi fatto venire il dubbio.
    gugolando un attimo ho visto che esiste ancora!
    http://www.postalmarket.it/
    se pigi il pulsatne "brand history" in basso alla pagina puoi anche vedere un po' di copertine vecchie.
    nel caso ti venga la nostalgia.

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  2. la nostalgia è un cane che ti morde le caviglie. quando ti si avvicina è meglio correre via a gambe levate. preferisco ricordare quelle immagini con la mente della mia adolescenza,non potrei sopportare la delusione di trovare qualcosa di diverso dal mio ricordo. ma grazie per la segnalazione.

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