sabato 10 settembre 2022

3 Cime, 2 Donne, 1 Leggenda

Che non sarebbe stata una giornata come le altre era evidente anche alle margherite nei prati, ma neanche loro potevano immaginare quanto ci si sarebbe allontanati da ogni logica basata su forza di volontà versus allenamento fisico.

Cosa colora di rosso sul calendario appeso in cucina un giorno rispetto ad un altro? Perché hanno questo status il 25 aprile, il 6 gennaio, il 4 luglio o il 13 marzo? Beh in ognuno di questi giorni è successo qualcosa di straordinario.

Come dite? Non trovate eventi importanti il 13 marzo? Sono nato io! Va beh... Ma tornando a noi, quel giorno, quella mattina, nella macchina che stava portandoci verso la partenza della grande impresa, perché è di questo che stiamo parlando, sui sedili posteriori due donne si scambiarono uno sguardo intenso, profondo e determinato. E una promessa, che era insieme il manifesto del loro orgoglioso obiettivo. "Ce la facciamo. Dai. Dai"

Le due donne, che per rispetto di privacy chiamerò "cappellino giallo" e "zainetto rosa", con poche falcate decise bruciarono la prima tappa del percorso: rifugio Auronzo - rifugio Lavaredo, fatta in 4 minuti e una manciata di secondi.

Lasciando indietro ad ansimare sgomenti Simone Moro, Messner e il Pelide Achille, distanziati di una ventina di minuti. La cima piccola visti i due fulmini sotto di lei, diede un colpo di gomito alla cima grande, che stava beatamente prendendo il sole, disdegnando i piccoli mortali che ogni giorno sfilavano al suo cospetto con gli occhi imbambolati dinnanzi a tanta grandezza. Qualcosa di grande stava accadendo, era meglio tenere gli occhi e le cenge ben aperti. 

Uno sguardo da pari a pari riservarono cappellino giallo e zainetto rosa alle pareti verticali che dal rifugio Lavaredo sembravano potersi toccare allungando una mano e poi via, verso la tappa successiva: la forcella Lavaredo, che coi suoi 2454 metri rappresentava il punto panoramico ideale.

 

3 minuti e mezzo dopo avevano già, nell'ordine, raggiunto la forcella, scattato 142 fotografie (compresi un paio di selfie, perché va bene la modestia, ma due foto sotto le 3 cime non si possono non fare, soprattutto le volevano le cime, che ora tengono le foto delle due eroine sui comodini accanto al letto), curato uno stambecco sofferente, confortato Confortola sul percorso perché non riusciva a star dietro alle due furie, redarguito Hervè Barmasse perché non stava approcciando bene un tiro sulla Grande, innalzato 103 ometti di pietra e sfanculato un gruppo di turisti tedeschi perchè troppo rumorosi.

 Dopo un ultimo sguardo ai 3 imponenti monoliti e un generoso sorso che ciascuna delle due diede ad una fiaschetta che doveva contenere acqua, ma secondo i più si trattava di grappa preparata in una distilleria artigianale e illegale dalle parti di Belluno da tal Mastro Bevifuoco, erano pronte per assalire un altro tratto della camminata, quello che dalla forcella le avrebbe portate al rifugio Locatelli.

Un attimo prima erano qui, ora erano là, in lontananza si potevano vedere il cappellino giallo e lo zainetto rosa viaggiare a velocità non previste dal codice della strada né tanto meno dalle più elementari regole del trekking in quota. Alle marmotte quel vento improvviso, alzato dal passaggio delle due, provocò immediata laringite, per cui non poterono fischiare all’arrivo di due aquile che, armate di coltello e forchetta e bavagliolo ben legato intorno al collo, poterono banchettare allegramente. Ma la morte è morte perché esiste la vita. E questa continua. E quel giorno si srotolava maestosa sul sentiero della gloria.

 Quando il resto della famiglia le raggiunse al rifugio Locatelli, già perché con le due signore delle vette c’erano anche il resto delle famiglie. I due mariti e le due figlie. Che per rispetto di privacy chiamerò Gaia e Silvia, cappellino giallo e zainetto rosa avevano già preparato 30 Kg di lasagne per gli escursionisti affamati, confezionato in patchwork 40 tovaglie per le tavolate, consolato Mazinga Z che aveva provato a fare a gara con loro, perdendo clamorosamente e svelato a Kilian Jornet alcuni trucchi per rendere più efficace la sua corsa in montagna.

Un pezzo di focaccia gustato all’ombra di un piccolo caseggiato in pietra a pochi passi dal rifugio, un altro sorso di grappa per buttare giù il tutto ed erano già pronte per affrontare un altro tratto del cammino. Quello che dal Locatelli porta nuovamente al rifugio Auronzo, la chiusura del cerchio.

 Inutile aggiungere che in men che non si dica hanno bruciato il pezzo in discesa, superando con repentini flash abbaglianti dagli occhi quei bifolchi che procedendo cautamente e lentamente si azzardavano a rallentarle. A Nimsdai Purja, che per qualche metro aveva osato provare a tenerle dietro, rifilarono due sonore gomitate in fase di sorpasso e un : “Spostati nanerottolo!”. Si dice che da quel giorno vaghi senza meta tra le Dolomiti alla ricerca del suo orgoglio, che invece, dopo tale fatal evento si è trasferito in quel di Rimini a fare il barman non volendone più sapere di montagna.

 Quando noi mariti e le ragazze raggiungemmo il parcheggio dove avevamo lasciato l’auto, trovammo solo un biglietto sul parabrezza, che diceva: “Ciao, visto che non arrivavate abbiamo lavato la nostra auto e anche tutte quelle con le targhe dispari, poi abbiamo dato una mano a regolamentare il traffico e infine abbiamo deciso di incamminarci verso il lago di Misurina, tanto è a due passi e non siamo per niente stanche”.

 Io guardai Massimo (nome di fantasia, ovviamente), Massimo guardò me. Le due ragazze guardarono le 3 cime, le 3 cime guardarono noi quattro. Noi quattro guardammo il vuoto. Il Vuoto si girò dall’altra parte fischiettando ostendando indifferenza.

  Ancora oggi, a distanza di mesi, l’eco dell’impresa non si è spenta. La Grande, se ci fate attenzione, noterete che è leggermente piegata verso la piccola. Dopo aver assistito a tale stupefacente giornata, sembra non si sia più ripresa, ogni tanto deve appoggiarsi per reggersi in piedi. Nei rifugi si sente raccontare con orgoglio di quel giorno in cui cappellino giallo e zainetto rosa bucando il muro del suono armate solo di scarponcini e foulard, frequentarono i loro locali. I bambini ascoltano estasiati. Gli adulti a volte non possono credere alle loro orecchie.

Ma tutto questo fa già parte della leggenda.

 

Ma che siano grandi o piccoli, uomini o donne, professionisti della montagna o profani sprovveduti, sulle Dolomiti tutti sono vigili e sperano tanto di poter rivedere un giorno una donna con il cappellino giallo e l’altra con lo zainetto rosa girare ancora nelle alte vie e, chiacchierando amabilmente tra loro e senza nessuno sforzo, bruciare ogni record di traversata sui sentieri più duri dell’arco Alpino. Quel giorno fatevi trovare, se le vedrete non lo dimenticherete, come non lo abbiamo dimenticato noi.


giovedì 30 giugno 2022

Idoli

Fin da piccolo non ho mai avuto un eroe o un idolo da seguire. Non avevo il classico poster in cameretta con la foto di un cantante o uno sportivo o di un qualsiasi personaggio famoso.

I miei eroi da piccolo semmai erano quelli dei fumetti, Devil o Zagor per esempio, ma persone in carne ed ossa direi proprio di no.

Non so bene il motivo, penso che un eroe, dal mio punto di vista, debba essere un esempio, un riferimento da seguire per migliorare se stessi. Per questo non basta essere un grande cantante o un fenomenale sportivo. Devi essere anche un grande uomo o donna, a tutto tondo. Anche e soprattutto nella vita al di fuori del tuo contesto professionale.

Per cui, nessun IDOLO per me.

Ci sono stati sportivi che mi hanno emozionato, che mi hanno fatto battere più forte il cuore, che mi hanno trascinato nelle loro grandi imprese facendomi saltare sul divano.

Questo sì, questi li ho avuti. Mi vengono in mente Julius Erving ( il mitico Doctor J ) dei Philadelfia 76ers, perchè era elegante in ogni sua movenza e non l'ho mai visto sopra le righe verso gli avversari. Era solo un grande campione che volava sul parquet in partite con altri grandi campioni dell'NBA.

Impazzivo per Marco Pantani. L'ho sempre pensato un cuore puro, un lottatore forte e allo stesso tempo così fragile. Ogni suo scatto su pendenze impossibili era un extra sistole, ma me li sono goduti tutti.

Roberto Baggio. Beh, si vedeva che era un giocatore straordinario, era chiaro, ma poi l'ho visto giocare dal vivo, solo una volta, e in quel momento è stato evidente che rispetto agli altri era un'altra cosa, come toccava la palla, come si muoveva. Un vero fuoriclasse.

Valentino Rossi. Un altro extra terrestre. Forte e determinato, una vita su una moto ai massimi livelli, capace di vincere, di perdere e soprattutto di essere un grandissimo personaggio il cui vuoto difficilmente potrà venir riempito in breve tempo nel circus.

Tutti grandissimi, tutti per me importanti, ma non credo se li avessi beccati in giro, per strada, gli sarei corso dietro per farmi fare un autografo o per scattare una foto con loro.

E poi ieri c'è stata la 10 KM di nuoto ai mondiali di Budapest. E ancora una volta Paltrinieri, Greg, ha sfoderato una prova, e con essa una medaglia d'oro, che ha strappato applausi e emozioni forti.

Gregorio è un nuotatore, un ragazzo che va oltre mille difficoltà, a questi mondiali ha vinto 4 medaglie, ha fatto le olimpiadi alla grande pur essendo uscito da pochi giorni dalla mononucleosi. Ho colleghi che l'hanno fatta e, a parte essersi fatti vedere in ufficio dopo un mese, al rientro erano degli stracci. Lui è andato alle Olimpiadi e ha vinto medaglie.

 Perde e si carica per vincere la gara dopo. Ha sempre una grande lucidità ed onestà nell'analizzare le buone e le cattive gare ( poche ) senza cercare scuse o alibi. Dimostrando di essere un grande atleta ed una persona seria.

Ecco, se incrociassi Paltrinieri per strada sono certo che andrei a stringergli la mano, magari poi possiamo fare solo gomito contro gomito per sto cazzo di covid, ma il concetto rimane quello.

Grande Greg

 

venerdì 22 aprile 2022

...e alla fine arrivano i conti

 Eh già. Ho scaricato poco fa il resoconto delle vendite che l'editore mette a disposizione degli autori, forse è addirittura aperto a tutti, va beh, non cambia nulla.

Cosa mi aspettavo? Non avevo ben chiara una cifra, diciamo che speravo di girare intorno alle 100 copie vendute, tra cartaceo ed ebook. Ahia, ci sono andato lontano, molto lontano. Il totale delle vendite fino al 31/12/2021 è di pochi...davvero pochi...

 In effetti speravo in qualcosa di meglio. A prescindere se si tratti di un capolavoro o meno, e sicuramente sono lontano anni luce dallo scrivere qualcosa che possa considerarsi un capolavoro, il passaparola, anche di prima mano, ovvero il mio verso amici e conoscenti, non è che abbia funzionato un granchè.

Che poi, è vero che il cartaceo ha un costo alto, ma gli ebook ormai vanno via come il pane; oggi, per esempio, vedo che Amazon vende "Punto a Capo" ( perchè è di questo che sto parlando ) a 2,79 euro...una cifra che, senza voler fare i conti in tasca a nessuno, di norma, per quanto mi riguarda, mi porta a togliermi anche quel minimo di curiosità che un titolo o un autore mi ispira. E quindi a quei costi compro sempre qualcosa.

E invece nada. Neanche questo ha smosso i miei più affezionati lettori.

Va beh, è così che doveva andare. Del resto è anche vero che scrivo prima di tutto per me stesso, quindi alla fine sono contento e soddisfatto lo stesso quando, al termine del mio lavoro, rileggo il tutto e ritengo il risultato soddisfacente. Che poi soddisfi solo me è forse un mio problema. Non sono molto oggettivo nella valutazione dei miei romanzi. E niente. Come una stella cometa dall'aria emaciata, ho attraversato il favoloso mondo dell'editoria senza lasciare traccia. Ma la vita è anche questa. Stare in pace con se stessi è già un traguardo mica da ridere da raggiungere. Yoda direbbe : "Fare o non Fare. No, provare". Ecco. Io fare. Poi andare come andare.

saluti e baci


venerdì 3 dicembre 2021

Ho imparato

 Sono passati davvero tanti anni da quando ho iniziato a lavorare. Era un'altra era geologica, non c'erano i personal computer, non c'era internet. I cellulari erano degli scatoloni che pesavano come una di quelle valigie che da piccolo mia mamma preparava per andare in vacanza. I tempi di risposta tra noi esseri umani erano umani, nel senso che non venivano misurati da una macchina in millisecondi, ma ci si dava il tempo di leggere la comunicazione dell'urgenza, capirla e trovare una risposta adeguata. Senza per questo venir "pingati" ogni 3 secondi per sapere "A che punto sei ? Fatto ? Finito ?"

Che poi non si trattava quasi mai di vere urgenze, ma a qualcuno piaceva nominarle così, forse per darsi un tono di importanza.

Mi rendo conto con un brivido nella schiena che la parte della mia vita dedicata al lavoro ha ampiamente superato l'altra parte, quella della scuola e della spensieratezza, come si dice in questi casi : ne è passata dibirra dalle mie reni e di byte sotto i miei stanchi occhi miopi.

Ci sono stati momenti buoni e momenti meno buoni. Ma ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa, mi sono sempre "portato a casa" un piccolo mattoncino di sapere, che poi mi tengo lì per l'attività successiva, tanto esistono una serie di situazioni che si ripetono sempre e inesorabilmente, anche cambiando drasticamente gli ambiti dei progetti.

 E questa dei cicli e ricicli è una delle cose  che ho imparato, ma ne ho imparate anche molte altre.

Ho imparato.

Ho imparato che quando lavori in un progetto di...BRUTTO, e pensi che peggio di così non possa andare, che il prossimo progetto sarà certamente migliore, ecco...il progetto successivo sarà un altro progetto di...BRUTTO e forse ancora più di BRUTTO del precedente.

Ho imparato.

Ho imparato che nei progetti difficili si fa una gran fatica, che a volte sembra schiacciarti e toglierti il respiro. Ma se condividi la fatica con gli altri componenti del team, beh, si fa tutti un po' meno fatica, e le sensazioni di oppressione e schiacciamento quasi se ne vanno. Ho detto quasi.

Ho imparato.

 Ho imparato che esistono solo due tipi di problemi. Quelli irrisolvibili, quindi è inutile perderci del tempo. E quelli che hanno una soluzione. Alcuni problemi possono essere mostruosi, apparire come un Frankestein dagli occhi iniettati di sangue, il naso adunco, il corpo muscoloso ed enorme. Questi problemi bisogna scomporli, proprio come Frankestein. Cancelli gli occhi, e li metti da parte. Cancelli il naso e lo metti da parte e così pure il corpo muscoloso. E poi se ne prende in carico uno alla volta. Un naso che paura può fare ? Un braccio, per quanto grosso, può mai far entrare la paura in questo Dojo ? No, Sensei.

Ho imparato.

Ho imparato che quattro slide ben disegnate possono aprire diverse porte, ma un Grazie, un per favore e un sorriso sicuramente aprono infiniti portoni, e per quanto mi riguarda, costano molta meno fatica.

Ho imparato che il cliente è come un bambino. E allora mi voglio rifare al titolo di un libro di una famosa psicoterapeuta infantile inglese : "I no che aiutano a crescere". E allora coraggio, facciamoli crescere i nostri clienti, diciamogli qualche no, vedrete che ometti e donnine migliori diventeranno.

 Ho imparato che la frase "Tutti sono utili ma nessuno indispensabile" è proprio una cazzata. Lo so, si dice sul lavoro e non si dovrebbe generalizzare, ma...beh, per me è così. Conosco persone inutili, ma soprattutto esistono le persone indispensabili. Me ne vengono in mente alcune, poche ma senza le quali la mia vita varrebbe come una presa schuko sulla spiaggia di cala Ginepro in estate.

Ho imparato questo e altro. Ho imparato che quando hai bisogno è giusto chiedere, quando hai qualcosa da dare e da insegnare è giusto farlo, dare e insegnare mi hanno fatto crescere e migliorare, non come professionista, ma come uomo.

Ho imparato che prima di numeri e "risorse" si deve parlare di donne e uomini, che spesso è troppo facile giudicare male gli altri ed assolvere prontamente sè stessi. Ho imparato che le risposte alle provocazioni e all'arroganza sarebbero da restituire "di pancia", ma noi siamo migliori di loro, e di conseguenza lo saranno le risposte.

Quante cose ho imparato, il più è ricordarsele tutte e tutte le volte che ne ho bisogno. Ecco, questo è un altro problemino...la memoria che vacilla, la stessa memora che ti fa ricordare il bigliettino che ti scrisse una compagna alle elementari e ti fa scordare cosa hai fatto ieri. Ho anche provato a scrivermi le cose per andarle a rileggere quando ne ho voglia, ma poi non trovo i bigliettini dove le ho scritte. Che brutta cosa.


 

la vita

 Le cose belle, si sa, prima o poi finiscono e spesso non ci si può fare proprio niente per evitarlo.

Ma la cosa da tenere sempre a mente, è che pure le cose brutte prima o poi finiscono, basta saper tenere duro e aspettare.

lunedì 19 luglio 2021

La musica che gira intorno

 Tra tutte le nobili arti umane, ugualmente importanti e meritorie, e mi riferisco alla pittura, alla scrittura, alla recitazione, alla scultura, all'arrangiarsi...beh dai, l'arte di arrangiarsi non la vogliamo considerare ? L'arte musicale è quella alla quale credo non potrei mai rinunciare. Certamente posso vivere senza entrare in una pinacoteca, senza teatro o film, senza paralizzarmi davanti ad una scultura di Michelangelo. Potrei forse non leggere e non scrivere per diversi giorni senza per questo farmi venire una crisi di identità.

Ma la musica. Non posso vivere senza. E attenzione, io ne capisco poco di musica, voglio essere sincero, davvero poco. Non ho per esempio un cantante preferito, o un gruppo per il quale impazzisco. Vado a momenti, a stagioni della vita. Il che vuole anche dire che oggi potrei ascoltare hard rock a manetta e domani spararmi due album dei Supertramp e sarei soddisfatto allo stesso modo.

Il fatto è che la musica mi circonda. Non perchè sia sempre con radio accesa o impantanato su youtube, no. E' molto più profondo il legame. Canto. Lo so a cosa state pensando e avete ragione. Cantare come faccio io sta alla musica come quando giocavo a pallone, in mezzo alla difesa, stavo a Beckenbauer/Baresi/Scirea.

Ma il punto è che canticchio sempre qualcosa e questo è proprio legato al fatto che la musica è sempre lì, mi accarezza leggera sulle spalle, mi sorride benevola, mi tiene compagnia. E io canto, a me che mi frega.

Ma non è tutto rose e fiori, perchè, sebbene io sia intonato, dotato di una voce assai gradevole e con un fisico scultoreo, le mie canzoni non sono sempre apprezzate in famiglia, anzi. Il che è strano, visto che, come dicevo prima, non canto neanche malaccio.

Ma in fondo, rispetto a tutto questo preambolo, è di altro che vi voglio parlare. Tutto questo era solo per dare evidenza del mio rapporto con la musica, e non c'è niente di segreto poi, perchè se avete avuto la fortuna ( ?!?!) di leggere le mie opere, già sapete quanto conti per me la musica. Ce n'è sempre nei miei romanzi.

E che dire di un film senza musica. Cosa sarebbe "Lo squalo" senza la musichetta che lo anticipa, o "Star Wars" o un "Lo chiamavano Trinità"....no ragazzi, non scherziamo. che mondo sarebbe senza Nutella, volevo dire senza Musica ?

Ma torno al punto, e nel frattempo mi rendo conto di aver iniziato tutti i capoversi con un bel "Ma".

Non so voi ma per quanto mi riguarda ci sono dei pezzi, ed in particolare quando sono live, che ascoltarli mi mette i brividi. E' proprio una sensazione di benessere fisico ed emotivo, una scarica forte che mi attacca dietro il collo e che mi pervade.

Non so da cosa dipenda, perchè si tratta di musica molto diversa tra un pezzo e l'altro ma quest brani, in questo momento mi vengono in mente questi ma ce ne saranno chissà quanti altri, mi regalano quell'emozione da occhio lucido.

Non vado in ordine di piacere, non vado in nessun ordine, li dico così come mi vengono.

In the air tonight di Phil Collins, versione live. Lui sale le scale e canta, intorno è buio, sotto il gruppo suona. La luce di uno spot lo segue fino a quando si vede la batteria, e lì il pubblico ha una prima esplosione di gioia, pura. E poi TU TU TUTU TUTU TUT TU...assolo di batteria. E io mi commuovo.

Sultans of swing dei Dire Straits, versione live. Il video che mostra un Mark Knopfler con fascetta elastica in fronte e polsini di spugna che piazza un assolo che dio....e io mi commuovo.

Halleluja, di Leonard Cohen cantata da Elisa. Boh, io è così che mi immagino il paradiso.

Whish you were here, David Gilmour in una versione unplugged. Brividi dalle prime due pizzicate di corda della chitarra.

Born to run, cantanta da Holly Johnson coi suoi Frankie goes to Hollywood. Wow.

Ghosts, di Bruce Springsteen. Mi dà veramente una carica difficile da spiegare. Saranno gli anni che passano..."I can feel the blood shiver in my bones"

You shook me all night long, AC/DC. Il paradiso me lo immagino anche così.

Insomma, toglietemi tutto ma non toccatemi la musica. E io continuo a canticchiare le mie canzonette, con una calamita che mi trascina verso gli anni '80 e '90 , ma senza disegnare anche qualcosa di più recente, perchè no, perchè la musica è come la Signora in giallo, come Chuck Norris, non ha età, non muore mai, risolve e picchia duro, ma è onesta e sincera. Sempre.

domenica 28 febbraio 2021

Punto a Capo

 Ebbene sì, è giunto in libreria il mio quarto romanzo.

E' stato un parto lungo, non travagliato e neanche faticoso, ma ce ne ha messo di tempo il pupo per mettere la testolina fuori dal guscio del file nel quale si era incastrato in modalità podalica.

Credo di aver scritto le prime parole di Punto a Capo sette o otto anni fa, ne ho scritto circa la metà, fermando le mie dita sulla tastiera con uno sguardo bovino, perchè ero tra il perso e il molto indeciso sul finale.

Avevo in mente un certo tipo di chiusura, volta più verso il dramma, ma un'altra parte di me avrebbe preferito un bel finale da commedia romantica. E allora che fare ? Niente, mettere il testo da parte e dimenticarsene. Cioè, non so se è esattamente questo che si dovrebbe fare, io però ho fatto così, fino a circa un anno fa, quando, facendo un po' di pulizia tra le mie cosette digitali, ho ritrovato il manoscritto.

L'ho riletto. E l'ho ricordato. Mi è sembrato interessante, c'erano diversi spunti gradevoli e sui quali poter andare avanti a costruire qualcosa, dovevo solo mettermici. Il caso ha voluto che quello fosse per me un momento "buono", nel senso che scorreva nelle mie vene quel sano e rinvigorente tonico chiamato ISPIRAZIONE. Va beh, la mia ispirazione va a a braccetto con la mia scrittura, con le mie idee...insomma non voglio dire che si possa usare la facile e fuorviante equazione  ispirazione = capolavoro. Fatto sta che ho ripreso a scrivere e, dopo un breve ma costruttivo conciliabolo con LaSimo sullo sviluppo del finale, "Simo, non so come farlo finire. Faccio morire qualcuno o no ?". "Se fai morire qualcuno io non lo leggo...". Ho capito come dovevo proseguire.

Del resto cosa scrivo a fare se LaSimo non legge i miei capolavori ?

Una volta individuata la direzione del finale, il più era fatto. Dovevo solo completare qualche capitolo, leggere e rileggere il tutto per gli aggiustamenti e le correzioni varie, farlo leggere a qualche "critico" di spiccata fama letteraria, tipo LaSimo ( appunto ), Psycho ( amico rodato alle mie bozze) e alla new entry Vito ( barese d'hoc ) per recepire critiche e suggerimenti, che sono stati nell'ordine :

.....il protagonista mi sta sulle balle, poi va beh...

non mi è piaciuto molto...una frase sì...

bello, davvero bello.

 

insomma, la giuria avevadato un verdetto traballante come la mia sintassi. Allora cosa ho fatto, ho  risistemato qualcosa qua e là e infine l'ho spedito all'editore....e ho aspettato la risposta.

La risposta è arrivata. Il manoscritto è diventato un romanzo.

E' sempre una soddisfazione quando la fatica prende la forma concreta di un libro cartaceo che ti ritrovi tra le mani, e sulla copertina c'è il tuo nome.

Aggiungo. Credo molto in questo romanzo, scrivendolo mi sono divertito, non sarà certamente un capolavoro e sicuramente non si piazzerà tra i best seller dell'anno, ma io son contento anche così.

La copertina. Avrei voluto usare una foto, che ora metto nel blog, perchè è una bellissima foto e per me rappresenta un po' una quadratura del cerchio. Foto fatta al passo della Presolana ( casaaaa ) dalla Simo ( beh..) , di spalle c'è Gaia ( aribeh....).

Ma la foto non è stata accettata dall'editore, il tempo a disposizione per l'opzione B era poco e non ho potuto chiedere a Olivier, mio fidato copertinista, di realizzare qualcosa ( "Oli, ho bisogno di una copertina per il mio nuovo romanzo entro tre giorni"...mi avrebbe maledetto in tutte le lingue del mondo ), quindi alla fine mi sono affidato ad una immagine pescata nel loro DB.

Evocativa ? boh, la vita..uno scalino alla volta...ce la costruiamo noi...passo dopo passo...insomma dai, non è così male.

 buona lettura