giovedì 24 maggio 2012

Come scrivo

Non so se esiste il modo "giusto" per scrivere un romanzo, penso di sì e immagino ne esista anche più di uno. Nel mio piccolo anche io ho un metodo, lo definirei : puzzle.
Perchè in effetti è proprio quello che faccio, quando inizio non seguo un andamento temporale nella narrazione, ma scrivo i capitoli quando mi vengono in mente, quando mi si apre l'ispirazione.
Ed ecco un altro passo fondamentale della mia scrittura, l'ispirazione.
Che poi non è che sia così ispirato...ma tant'è...
Già, perchè io mi siedo davanti al PC e apro il documento della "meravigliosa opera" solo se sento che ho qualcosa da scrivere, non potrei sopportare l'immobiltà delle mie dita sulla tastiera, la mancanza di idee da convertire in frasi che sfociano nel compimento di un testo dalla forma e dal contenuto per lo meno sensato; proprio no, non ce la farei a stare parcheggiato su un foglio bianco, inesorabilmente bianco perchè non trovo le parole, o peggio ancora perchè non riesco a dipanare un'idea che sia una dalla mia confusione che alberga beata, come un tedesco di 90 kili in riva al mar adriatico all'altezza di Bellaria, nella mia testolina. E allora nell'attesa faccio altro, fregandomene allegramente se non mi viene in mente niente da scrivere, prima o poi l'idea mi verrà, spero. Quindi fondamentalmente cazzeggio, perchè io non posso stare fermo con le mani nelle mani troppe cose devo fare prima che venga domani e se lei...ma lasciamo stare Cocciante e andiamo avanti.
Il difficile di questo piacevole hobby è la conversione idea-romanzo in qualcosa di scritto, difficilissmo è rendere quello che si è scritto in qualcosa di leggibile.
Perché, come dico sempre, io non sono un granchè come scrittore e scrivo in maniera che all'occhio del più esperto, ma anche del meno esperto, può apparire casuale. Voi sì, che avete occhio!
E mi sovviene un ricordo. Quando ero giovane, secoli fa, ogni tanto mi capitava di giocare a carte con gli amici, scopone scientifico, briscola, poker, ruba mazzetto, cose così insomma. Beh, c'erano delle volte in cui le carte venivano distribuite in ordine sparso, a caso, senza seguire il senso orario o anti orario. Una, una , una...no, se ne davano due a quello a destra, una a quello a sinistra, due a quello in mezzo e così via. Quel metodo noi lo chiamavamo Giro Pazzo.
 Con il mio primo romanzo Abbastanza ?...No Grazie! ho scritto il primo capitolo e l'ultimo praticamente nello stesso momento, sapevo benissimo da dove partivo e dove volevo andare a finire. E' stato facile sotto certi aspetti. Poi le diverse situazioni descritte tra i due limiti temporali sono state scritte in ordine randomico e piazzate nel testo secondo la logica del prima e del dopo. Lo stesso dicasi per gli altri romanzi ( non pubblicati ): "Come un violino senza corde" e "Raimondo". Anch'essi creati in modalità puzzle. Che poi quando faccio i puzzle con mia figlia io un metodo ce l'ho, ovvero parto  dai bordi, facile.
Invece quando scrivo vado davvero a caso, mi viene l'idea per un capitolo, lo scrivo e poi con calma vedrò dove metterlo.
Con Farfalle a Milano è stato un altro film. La storia ce l'avevo ben precisa nel momento in cui mi è entrata nella testa l'idea. In un paio di giorni sapevo esattamente cosa far accadere, capitolo per capitolo, che poi è stato facile perchè la storia si svolge in una settimana, quindi il lato temporale del romanzo è assolutamente lineare. Me la sono fatta facile!! :-)
Quindi una volta deciso cosa sarebbe successo il mercoledì o il sabato potevo scrivere prima un giorno e poi un altro senza troppe elucubrazioni ( che poi mi viene il mal di testa) e così ho fatto.
E allora mi chiedo, scrivere capitoli così come vengono in mente e scrivere solo quando si ha l'isipirazione, si può considerare un metodo ?
Cosa è giusto e cosa è sbagliato alla fine sono solo punti di vista, almeno in questo caso. Penso che quello che conti è il risultato finale e questo è lì da leggere, piaccia o meno.

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