giovedì 9 maggio 2013

Adam Clayton, un gatto, un topo e l'elefante.


Eccoci. Qualche giorno fa mi arrivano a casa le prime cinque copie del nuovo romanzo, me le ha inviate l’editore.

Devo dire che mentre disfacevo il plico non ho provato la stessa emozione della prima volta e forse neanche della seconda. Però tenere tra le mani una tua creatura è sempre un bel momento. Sfogliare velocemente le pagine del tuo lavoro, osservare la bontà della copertina, soppesarne il peso; insomma vedere che quello che fino a qualche mese prima erano solo fogli word sul mio PC è diventato un libro fatto e finito, mi dà una certa soddisfazione.

Anche perché ve lo devo dire, non sono Ken Follet né Stefano Benni. Non è che tutto quello che scrivo vede la luce, anzi. Infatti ho un paio di romanzi che molto probabilmente non verranno mai pubblicati, perciò quando un editore mi dice che è interessato a pubblicare quello che scrivo per me è già una vittoria.

Certo, poi viene il bello, ovvero vendere un milione di copie. Ma questo è, ahimè, un altro discorso. Quel tipo di guerra mi sa che difficilmente mi vedrà vincitore.

Ma forse volete saperne di più sul romanzo. Come è nato e perché, dove e quando.

Ero in vacanza con le mie due donne, la grande e la piccola, in Valsassina. Era il 2008, ed eravamo in estate. Un’estate strana, molto piovosa, almeno nel posto dove stavamo noi. Guardavi in alto e vedevi nel cielo tutte quelle nuvole dalle forme più diverse. Mi sarebbe piaciuto, come facevo da bambino, riuscire a vedere nelle nuvole degli animali, delle persone, dei castelli. Insomma più le guardavo e più mi rendevo conto di quanto col tempo si smarrisca la fantasia, si cambi. E non sempre in meglio, direi. Allora ho pensato che sarebbe stato bello essere di nuovo bambino, per poter rivivere le fantastiche avventure che mi immaginavo da piccolo, poter di nuovo spaziare con l’immaginazione. Ho pensato anche : “chissà se i ragazzini di oggi vedono nelle nuvole quello che ci vedevo io ?”.

No, credo di no. Credo che non abbiano il tempo di guardare il cielo. Sono troppo presi dalla play station,  dalla lezione di tennis, judo, inglese, chitarra, canto, pentatlon moderno. Che senso ha guardare in alto se tutto quello di cui hanno bisogno si trova a terra ?

Ecco perché ho pensato alla storia di un un ragazzino che ha il suo mondo nel cielo. Un luogo lontano eppure sempre presente sopra di noi. Sono sicuro di aver “disegnato” un tredicenne fuori dal tempo, oggi uno così sarebbe sicuramente preso in giro dai coetanei, sarebbe un diverso, ma diverso non vuol dire né peggiore né migliore. Diverso è diverso, punto.  Quindi troverete in Raimondo tanti aspetti che forse sono più vicini alla mia generazione che a quella attuale, ma cosa devo dire, a me piaceva così.

Avevo voglia di raccontare la storia di un giovane uomo alle prese con la vita, con tutti i suoi piccoli e grandi problemi, ma visti con gli occhi ingenui di una volta, non con quelli di coloro che sanno già tutto. O pensano di saperlo.

Quindi ricapitolando, ho detto dove e quando, un po’ il come, manca il perché ? Boh, un artista non è tenuto a spiegare proprio tutto tutto, no ? J
Ah, dimenticavo il titolo. Ho giocato con la famosa canzoncina, con la forma della nuvole e ci ho aggiunto il pezzo da novanta. Che poi, a dirla tutta, il titolo me lo ha suggerito LaSimo.

3 commenti:

  1. Complimenti, è sicuramente una bella soddisfazione !!
    Se lo trovo in libreria lo prendo di sicuro.

    Ciao
    Daniele

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  2. Ciao Daniele,
    grazie per i complimenti "in anticipo". Sotto certi aspetti arrivare a pubblicare è il minimo ( sotto certi aspetti ho detto, eh :-) ), il più è scrivere qualcosa che meriti di essere letto.
    In libreria, inteso sugli scaffali, credo proprio che non lo troverai. I piccoli editori hanno tirature molto limitate e quindi non spediscono nelle librerie a meno di richieste puntuali. Però dovrebbero permetterti di ordinarlo...

    ciao
    Davide

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  3. Ciao Davide,
    devo prendere il codice ISBN, cosi' alla prima occasione che passo nella mia piccola libreria di fiducia lo chiedo. X gli scaffali ... te lo auguro ;)

    Daniele (Ex collega) ITL

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