Il Natale è come un doberman nascosto dietro una siepe, tu
scavalchi tranquillo tranquillo il muro di una giornata qualsiasi e lui è lì
che ti ringhia minacciosamente in faccia. Ti coglie all’improvviso, quando
arriva arriva e non puoi fare altro che tirare fuori dal ripostiglio l’albero e
attaccarci sopra le palle, che dopo un anno di lavoro non vedi l’ora di
toglierti quel peso ingombrante di dosso e le attaccheresti ovunque, e perché
no su un pino di plastica tutto illuminato da lucine della LIDL e nastrini oro
e argento.
Che poi in fondo il periodo natalizio in se non è neanche
male. Traffico caotico in giro per le strade, freddo intenso che ti congela
mani, piedi e naso appena esci di casa, buonismo ipocrita sventolato impudicamente
come un reggiseno durante un concerto di Robbie Williams, strade imbastardite
di neve marcia. Però tutti questi effetti collaterali vengono in qualche modo accettati,
sopportati con rassegnata condiscendenza perché comunque sai che si avvicina il
momento delle meritate vacanze di Natale. Qualche giorno da passare a casa a
mangiare, bere e riposare. Sai che ogni tua azione sarà accompagnata da quelle
musichette rilassanti da tenere in sottofondo, per esempio quando apparecchi la
tavola, o impazzisci davanti ad un puzzle di 5000 pezzi, o fai tutti quei
maledetti lavoretti di casa che hai rimandato per tutto l’anno. Metti sullo stereo qualcosa tipo Let it snow cantata dalla voce calda di Dean Martin,
o Have
yourself a Merry little Christmas, che mi fa sempre immaginare slittini
carichi di bambini vocianti che corrono veloci a Central Park ( sono schiavo
della filmografia ‘mmericana), oppure un classicissimo : ‘O tiempo se ne va degli immortali Squallor, che con la loro
squisita poetica vi trascineranno senza scampo nel clima del Natale come un
uragano.
Che bei momenti, che deliziosi attimi di intimità familiare
passati sul divano a vedere film intramontabili tipo Il piccolo Lord, Una poltrona
per due o Ben Hur, immancabili perle cinematografiche che ci vengono
propinate anno dopo anno, puntuali come l’aumento della benzina, soporiferi
come una puntata di Porta a Porta.
Ma in mezzo a tutte questi virtuosi passatempi da paese dei
balocchi, che ti fanno ringraziare la provvidenza per averti fatto nascere nell’occidente
prospero e tecnologico, ci sono, ahimè, anche dei momenti spiacevoli, o per lo
meno di difficile digestione.
Il calvario dei
regali di Natale.
Negozi zeppi di
persone sudate e incazzate, paonazze con la pressione a 200 alla ricerca
spasmodica del peluche parlante che ha implorato la nipotina, o del gioco ultra
mega fantasmagorico chiesto dal figlio prediletto. Genitori arrampicati come
ragni su scaffali traboccanti di colorate nefandezze, mogli determinate a
vedere la scritta Game Over sulla carta di credito platinum, mariti che
spingono carrelli traboccanti con la gioia negli occhi uguale uguale a quella
di minatori che spingono i loro carrelli 1000 metri sotto terra. Babbi Natale
rubizzi che si aggirano per le strade scampanellando rumorosamente, ubriachi fradici
di Amaro Averna.
No, grazie. Io, come disse la buonanima di Scalfaro: “Non ci
sto, io dico no”. Già, ma allora che fare ? come risolvere l’annoso problema dei
regali ?
Una soluzione, la migliore dal mio punto di vista, è lasciar
semplicemente perdere. Non regalare niente a nessuno, far finta di niente,
inventarsi un’amnesia temporanea, una psoriasi topica fulminante, un’allergia
traumatica verso il pacchetto regalo in sé, un gomito che fa contatto col cotechino
colle lenticchie, uno shock emotivo perché quando avevi dieci anni tua cugina
te l’ha fatta vedere. Insomma, a me va bene tutto, anche sorbirmi un concerto
di Gigi D’Alessio accompagnato da zampognari peruviani in piazza Duomo il 31
dicembre, ma questa cosa dei regali davvero non la reggo.
Non ho fantasia, mi mancano le forze, mi areno davanti agli sterili
binomi papà-cravatta e mamma-profumo, moglie-IstruttoreDiTennis, figlia-Iphone
5. No signori, non so voi ma io non ce la posso fare.
Però, se per voi è
diverso, se siete di quella imperscrutabile, coraggiosa razza che gode nel fare
e ricevere regali, beh allora…a pensarci bene qualche idea per voi ce l’avrei.
Un maglione a dolce vita per sconfiggere l’amarezza di
alcune giornate.
Un set di coperchi per quel diavolo di vostra suocera, alle
pentole ci pensa lei.
Dieci spremute di arancia-limone-mandarino-fragola-mirtillo
da bere saltando la corda.
Un quadro di una natura ferita. ( regalarlo che è già morta si
capisce che è riciclato )
Una mazza da baseball, un crick e una catena per
l’automobilista pacato che è in ognuno di noi.
Una bambola gonfiabile bucata, tanta fatica per gonfiarla e
poi, sul più bello…
Una piccozza per un piatto di picspaghetti.
Un sommergibile nucleare dell’ex unione sovietica ( so che
vengono via a poco ).
Il calendario Maya del 2013. ( esiste esiste, rigorosamente
made in China ).
La raccolta delle esternazioni del Cavaliere dal ’94 ad oggi
travisate dalla stampa. Opera in 12 volumi di 2000 pagine l’una.
Oppure, un altro regalo che non impegna più di tanto, che al
limite lo prendi e lo metti in un angolino dimenticandotene, che tra il
caminetto e una sedia che balla vedrai che un’utilità la si trova, uno di
quelli che: “qualcosa gli devo pur regalare”. Insomma, che ne pensate di un bel
libro ? che poi magari proprio bello non è ma il concetto editoriale resta
valido.
Come dite ? Sono partigiano nel mio consiglio ? è vero, mea
culpa. Ma non cadrò nella tentazione di farvi un titolo “a caso”, tanto chi mi
conosce sa dove andrei a parare, voglio solo portare alla vostra conoscenza
alcuni eventi che forse vi aiuteranno a compiere una scelta oculata.
Ripeto, non voglio assolutamente influenzarvi ma sappiate,
tra l’altro, che due miei amici che non hanno preso il mio libro pochi giorni
dopo uno ha perso il lavoro e l’altro è stato lasciato dalla moglie. Ora vivono
insieme, si sono fatti crescere le tette e si fanno chiamare Luisa e Chantal e
quello che aveva perso il lavoro ne ha trovato un altro, riceve in casa ed è confuso
e felice.
Un altro amico si è tuffato immediatamente in libreria per
prenderlo e la settimana dopo ha fatto 6 al super enalotto, vinto un
abbonamento per dieci anni a “Tutto uncinetto” e pestato tre cacche in meno di
un‘ora.
Ora, non so voi, ma io un pensierino ce lo farei…
Di seguito, per allettarvi ulteriormente, i commenti di
alcuni miei appassionati lettori.
“Leggere un
romanzo di Davide Gorgi è sempre un’esperienza splendida. Ottima scrittura,
personaggi ben caratterizzati. In poche parole : geniale”
(Pinocchio)
“Farfalle a
Milano è più letale delle mie lame rotanti”
(Goldrake)
“Mi è
piaciuto o non mi è piaciuto…questo è il problema”.
(Amleto)
“Juventus è
squadra di dopati, nel giro tutti sanno, da sempre…qual era domanda ? Farfalle
dove ??”
(Zdenek
Zeman)
“Il libro in
sé non è un granché, ma la copertina lo innalza di almeno due spanne”
(Olivier
“Psycho” Catenacci, autore della copertina)
“Mi ricordo
i suoi temi da brivido, zeppi di errori. Noto che il tempo non lo ha
migliorato”
(la maestra delle
elementari)
“Leggere
Farfalle a Milano porta a scontrarti col tuo lato oscuro”
(Luke
Skywalker)
“Quando ho
guardato di sotto ho pensato – col cazzo che salto – poi da giù mi hanno
minacciato di farmi leggere Farfalle a Milano. Beh, com’è finita lo avete visto
anche voi”.
(Felix
Baumgartner)
“Che
tenerezza il ragazzo della storia, vien voglia di preparagli una torta di mele”
(Nonna
Papera)
“I frequesnti richiami
musicali, affogati brillantemente nella storia, già da soli valgono il prezzo del
romanzo, devo dire però che quando l’ho letto ero in pieno trip…”
(Jim
Morrison)
“Farfalle a
Milano è un romanzo supercalifragilisticaspiralidoso…”
(Mary
Poppins)
“Gli ho
detto che non potevo leggerlo e allora mi ha fatto comprare l’audio libro…e mi
ha fregato!”
(Stevie
Wonder)
“Non è bello
e con le donne non ci sa fare. Di corse di cavalli non capisce niente ma,
cazzo, come scrive…”
(C.
Bukowski)
Per finire, Buon Natale a tutti voi e ai vostri cari,
passate delle serene vacanze e un buon fine anno.
Adesso purtroppo devo lasciarvi, devo correre a sistemare i
feltrini sotto il tavolino della sala, sistemare gli scaffali della cantina,
controllare la pressione degli pneumatici della bici di Gaia, mettermi la crema
antirughe, comprare un puzzle…Ah, dimenticavo, l'anno che verrà vedrà la luce del mio terzo romanzo.
Il mio editore mi ha da poco comunicato che prevede di pubblicare un mio manoscritto dal titolo :
Adam Clayton, un gatto, un topo e l'elefante.
La data per l'uscita non è ancora stata fissata, vi farò sapere.
baci e abbracci
Davide
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