Eccolo, il titolo mi è uscito adesso.
Sul
balcone c’è una sedia. È una sedia bianca e rosa.
È
rivolta verso il muro di destra. Vuota. Il balcone è piccolo, angusto, vuoto, a
parte la sedia. A destra e a sinistra due muri grigi e sporchi ne delimitano lo
spazio, soffocandolo. Davanti, il parapetto di ferro smaltato, grigio
anch’esso, è macchiato qua e là di ruggine. Il balcone si affaccia verso un
cortile interno. Il cortile è un imbuto stretto, buio, nero. Su di un lato sono
posizionati i bidoni della spazzatura, allineati come soldati. Una siepe
spelacchiata dovrebbe nasconderne la presenza. Il cortile è chiuso su tre lati
dal palazzo, nel quarto lato c’è un muro alto quattro metri, grigio. Come fosse
solo appoggiata al muro, una piccola costruzione con una porticina aperta e due
finestrelle risuona di un fischiettio allegro. Davanti alla casetta legna
accatastata, seghe, martelli, lime, raspe. Alcuni oggetti di legno finemente lavorati.
Da sopra il muro si intravvede la punta timida di un larice. Oltre l’idea
dell’albero altri palazzi, alti, grigi e neri. Impongono la loro presenza
silenziosa e tetra. Il cielo è un foglio bianco, fa caldo e non c’è un filo di
vento. Rumori indistinti escono dalle
finestre aperte del palazzo. Sono grida, sono risate, sono pianti, sono poesie.
Sul balcone c’è una sedia, sulla sedia una
bambina. La bambina ha cinque anni. Muove le sue piccole manine sul muro a
pochi centimetri dal suo naso. Canticchia sottovoce una canzone. Un fischio
improvviso la distoglie dalla sua occupazione. La bambina guarda verso il
basso, da dove proviene il fischio. Un uomo sorridente le fa un cenno con la
mano mandandole un bacio. Lei fa altrettanto. L’uomo è uscito dalla casetta di
legno, è una piccola falegnameria. Poco dopo l’uomo è sul balcone, in braccio tiene la bambina, guardano verso
il muro del balcone. Poi si guardano tra loro, ridono soddisfatti.
“E’
pronto in tavola, venite dentro !”
Sul balcone c’è una sedia bianca e rosa. La
sedia è vuota. Davanti alla sedia il muro. Sul muro un disegno, fatto con i
gessetti. Un sole giallo risplende su tre figure stilizzate. Le facce sono dei
cerchi approssimativi, la mezzaluna in basso è un sorriso radioso, gli occhi dei bottoni blu,
i capelli dei lunghi fili colorati. Gambe e braccia righe nette, rosa. Intorno a loro fiori grandi come case,
alberi di ogni forma e colore affollano lo spazio. Farfalle svolazzanti, nuvole
azzurre sfilacciate, uccelli rossi e viola. Un laghetto nel quale nuotano dei
pesci fucsia, un sentiero che si perde in lontananza.
L’uomo
torna sul balcone, dà un’altra occhiata sorridente al muro poi afferra la sedia
bianca e la tira verso di sé, le sue quattro ruote girano silenziose
lasciandosi trascinare dentro
l’appartamento.
Sul balcone non c’è
nessuna sedia bianca e rosa. Tre figure, due più grandi e una piccola, sono immerse
in un paesaggio da fiaba; dove forme e colore sono fantastici compagni di
viaggio. Dove la fantasia è la felicità di una vita libera e splendente. Le
figure umane grandi sono in piedi,
braccia larghe e dita come rami, la figura più piccola è in mezzo a loro, sorridente,
li tiene per mano. In piedi.